Post

L'assassino

Roh strinse i denti e si girò di scatto sentendo un forte dolore alla spalla destra: la punta di un dardo era conficcata nella sua carne, fortunatamente rallentata dall’imbottitura dell’armatura. Dopo un istante troppo corto per tendere nuovamente la corda della balestra un nuovo proiettile stava già volando verso l’uomo, ma questa volta non lo colse impreparato e l’angolazione non più perfetta permise alla leggera cotta di maglia di deviare il colpo. Istintivamente, senza dire una parola, i tre compagni si avvicinarono alla porta della stalla ma i mercenari, dopo un rapido cenno d’intesa, si strinsero sui malcapitati pronti ad attaccarli. – Copritemi! – disse Roh mentre cercava di estrarre il dardo prima che potesse arrecare altri danni. Gli esorcisti si disposero a bloccare la strada agli aggressori; tenere a bada due avversari a testa non era facile, ma i due compagni sembravano disporre di un’esperienza di gran lunga superiore a quella dei mercenari, nonostante l’aspetto giovani

Gli esorcisti

Attraverso i candidi abiti non si riusciva a definire nulla del loro aspetto, eccetto la statura, uno era imponente, superava probabilmente i due metri, e faceva apparire anche Roh piccolo in confronto, l’altro raggiungeva soltanto la spalla del compagno. Si fermarono a diversi metri da loro, si guardarono un attimo e poi il più alto dei due fece un passo avanti. – Stiamo cercando Roh, Roh di Torrefredda. Il soldato strinse i denti, ma Zofus gli pose una mano sulla spalla e si avvicinò all’individuo vestito di bianco. – Piacere, il mio nome è Zofus, ma forse lo sapete già… Chi vi manda? – Una donna, chiamata l’Oracolo di Alsaa. Se quell’uomo alle vostre spalle è colui che sto cercando, sa a chi mi riferisco. Il mago si voltò verso l’amico con fare interrogativo. Roh ci mise un momento a capire chi fosse quella persona, ma non si aspettava avesse con sé un compagno: – Sì, sono io, sei tu colui che vuole far luce sugli eventi nella città di Ab? E chi è la persona che viaggia con te? Non

Il primo frammento di verità

Mentre Roh era ancora voltato verso la finestra sentì un rumore di passi giungere dalle scale che conducevano alla stanza. L’uomo si girò di scatto, stringendo la spada a tal punto da far sbiancare le nocche delle dita e il suo sguardo si mosse fulmineo tra gli oggetti della stanza preparandosi ad affrontare un nuovo pericolo. La porta, ancora chiusa, si aprì di colpo mentre Zofus si precipitava nella stanza guardandosi attorno disorientato. – Cos’è successo qui? Roh continuava a guardarsi attorno nervoso e senza voltarsi verso l‘amico, rispose: – Hanno… tentato di uccidermi… – Cosa? Qua a casa mia!? Chi oserebbe mai? L’avventuriero diede un calcio all’arma che l’assassino aveva lasciato cadere quando era stato ferito, avvicinandola al mago. – Non lo so, non sono nemmeno riuscito a vederlo in volto, di sicuro era un professionista. Quell’arma non ti dice nulla? Zofus raccolse quello che sembrava essere un pugnale ricurvo, poi si avvicinò al tavolo in centro alla stanza. – Sied

L'attesa

I due compagni continuarono a ridere e scherzare fino a quando raggiunsero nuovamente il portone dell'abitazione di Zofus. Bussarono e ancora una volta si presentò la stessa scena: comparve il fantasma, dovettero nuovamente identificarsi, non senza l'ennesima sfuriata di Roh, e furono indirizzati verso un'altra stanza dove era allestito un tavolo per la cena. Conoscendo il mago, le dimensioni ridotte della tavola facevano pensare che molto probabilmente non era utilizzata per gli incontri ufficiali. La presenza di quadri, ciondoli e molti altri oggetti che sembravano privi di significato per la professione di un incantatore davano al locale un aspetto riservato. Il tavolo era apparecchiato con tre piatti, cosa abbastanza strana visto che nessuno aveva avvisato il padrone di casa, che ancora non si vedeva, della presenza di un ulteriore ospite. Zofus non tardò molto ad arrivare, si presentò a Fal, che non aveva ancora conosciuto se non di vista, e si scusò, attribuendo il

L'Oracolo di Alsaa

Melea batté sul pavimento il suo bastone diverse volte e due persone che fino a quel momento Roh non aveva nemmeno scorto si fecero avanti. – Cosa comanda? – fece uno dei due – Questo è un incontro con un mio fidato cliente ed amico, vorrei che la conversazione fosse privata. – rispose l’anziana – Come desidera. – Detto questo, silenziosamente come erano comparsi, i due individui si allontanarono. Melea allora si alzò e uscì dalla stanza, ma non fece comunque aspettare il suo cliente e dalla sala accanto cominciò a domandargli. – Allora, spiegami, cosa ti turba tanto da venire fin qua? – Parecchie cose … Davvero molte. Da cosa dovrei partire? In breve, qualcosa di molto pericoloso sta per accadere. Assassini, forse altro. Non lo so con precisione perché sto ancora indagando sulle informazioni in mio possesso, ma temo avrà ripercussioni enormi. Speravo potessi darmi una mano a capire da dove potrei cominciare. – Oh, non ti facevo un difensore della giustizia, non da quando ti ho conos

Rasnot

Roh era soddisfatto del risultato della conversazione, sempre che una persona che indovinava le domande e forniva già le risposte senza lasciar parlare l’altro si potesse considerare un buon interlocutore. Se non altro era finalmente riuscito a confermare l’esistenza di una minaccia. Ma per capire come fermarla doveva prima saperne molto di più. Si congratulò mentalmente con se stesso per la parziale riuscita del suo piano e decise di prendersi una pausa mentre pensava alla sua prossima mossa. Guardandosi attorno finalmente riusciva a godersi le caratteristiche vie del quartiere che, sebbene non fosse popolato dai colorati banchi del mercato come il resto della città, riusciva a mettersi in mostra grazie agli sgargianti colori degli edifici e alle loro forme inusuali. Molti visitatori pensavano che la diversità del quartiere fosse dovuta agli abitanti, di molte razze e molte sfere sociali differenti ma, in realtà, i motivi erano molto più pratici. A causa dei numerosi esperimenti che

Il veggente

Uscito dalla bottega l'uomo proseguì lungo la stretta via verso il centro del quartiere e seguendo le indicazioni che aveva ricevuto raggiunse un altro piccolo locale, al cui interno si vedevano soltanto un grande numero di tappeti ed alcuni oggetti che secondo la tradizione servivano per predire il futuro. Roh rimase a lungo pensieroso tentennando di fronte all’ingresso: aveva altri posti dove poteva dirigersi, non era obbligato ad affidarsi ad uno sconosciuto, ma la possibilità di ricavare una così importante informazione in breve tempo era così allettante che decise di entrare comunque. L’ambiente interno era ricolmo di un fumo dall’odore dolciastro e piacevole, che, depositandosi sul pavimento, rendeva difficile da distinguere qualsiasi cosa dal ginocchio in giù. In qualunque direzione l’uomo si voltasse non notava null’altro che tappeti decorati e probabilmente valeva la stessa cosa per le superfici ricoperte dalla nebbia, siccome i suoi passi sembravano leggeri come